La liquirizia è sostenibile e green.
Per prima cosa è un ottimo rimedio naturale omeopatico per curare numerose patologie: tosse, mal di gola, bronchiti, iperpigmentazioni della pelle. Viene impiegata nella medicina popolare come rimedio per le infiammazioni del tratto gastrointestinale e delle vie urinarie, contro la stitichezza, per curare le dermatosi, acne e brufoli. Ma i suoi utilizzi in campo di salute e benessere, anche in combinazione con altri elementi, non si limitano solo a questo.

La liquirizia e l’agricoltura
Il clima ideale per lo sviluppo della liquirizia è quello mediterraneo, con estati secche ed inverni non eccessivamente rigidi. Ma la pianta è capace di adattarsi anche a climi diversi.
Predilige terreni calcarei e argillosi e l’esposizione al sole. Essendo una pianta infestante è molto resistente. La sua coltivazione non impatta con la natura circostante. Anzi, il suo utilizzo può contribuire alle coltivazioni circostanti.
Avendo proprietà fungicide e battericide, agisce contro una serie di patogeni fungini e batterici che colpiscono le piante. È insomma una valida alternativa al rame.
Le foglie di liquirizia, inoltre, contengono dei composti fenolici che appartengono ai flavonoidi e agli stilbenoidi, che partecipano alla protezione delle piante con un’azione tossica preventiva.

Sostenibilità dello scarto ed economia circolare

La liquirizia ha un potenziale enorme in ottica di economia circolare.

Lo scarto è un combustibile perfetto per la sua grande capacità di generare energia.

È altamente compostabile e quindi utilizzabile come alimento per i moderni digestori che produrranno energia pulita.

Non generando ceneri nel processo, risulta tra le poche e virtuose materie prime ad impatto ed emissioni zero, interessante per una futura certificazione carbon footprint.

La liquirizia e l’inquinamento degli oceani

L’inquinamento della plastica negli oceani è uno dei problemi più urgenti da affrontare. Oltre alle gigantesche isole di plastica come il Pacific Trash Vortex o il Great Pacific Garbage Patch uno dei mali maggiori derivanti da questa tipologia di inquinamento è che la plastica si continua a degradare in particelle sempre più piccole, che entrano nell’acqua potabile e restano sospese nell’aria.

Ma oltre a questo, un’altra causa di inquinamento ambientale molto rilevante sono gli sversamenti dei veleni nell’acqua.
I troppi incidenti in mare causano ingenti disastri con relativa distruzione dell’ecosistema.

Ecco qui che può entrare in gioco questa formidabile e duttile pianta.

In alcuni casi, infatti, ingenti quantità di liquirizia sono state utilizzate per contenere sversamenti di olio negli oceani, in quanto riesce ad imprigionarli, evitando danni ambientali ben più gravi.


Una storia green in Abruzzo

In Abruzzo, le prime documentazioni sulla presenza della radice della liquirizia risalgono al 1433. Tutto ha avuto inizio in un antico monastero di Atri, borgo abruzzese in provincia di Teramo, ricco di storia, cultura, fascino e forse una delle più antiche città della regione.
Sin dal Medioevo, i frati domenicani estraevano il succo di liquirizia dalle radici che raccoglievano nella zona circostante.
Nel 1836 il Cavalier De Rosa ha organizzato qui la lavorazione industriale di questa preziosa pianta e dei suoi derivati. Nel 1950 la famiglia Menozzi, oggi alla terza generazione, ha acquisito il marchio De Rosa. Fino al 2004 la produzione è rimasta nel centro storico di Atri. Negli anni è sempre stata ferma la volontà di restare dove tutto è nato, spostandosi solo di qualche chilometro dal cuore del paese, in uno stabilimento più ampio e moderno.
Oggi, come allora, la produzione mantiene il valore del tempo, nelle fasi di cottura e di essiccazione, seguite passo passo dall’occhio dell’operatore.
La filosofia aziendale è improntata al rispetto del territorio e della materia prima.
La farina, 100% italiana, viene macinata da un molino che si trova a qualche km dalla sede di produzione.
La liquirizia per i liquori prodotti dalla Menozzi, LiquiNero e Zenzero Nero, proviene dall’estrazione di radici fresche D.O.P. dalla Calabria. La materia prima, dopo essere stata lavorata nello stabilimento in Abruzzo, viene affidata alle mani notoriamente esperte dei distillatori veneti, per un prodotto totalmente made in Italy.

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